VITA E OPERE
Ludwig Feuerbach(1804 Landshut - 1872 Rechenberg), è considerato il fondatore dell'ateismo filosofico ottocentesco.
Fu scolaro di Hgel e si vide troncare la cariera universitaria a causa delle sue idee relative alla religione, esposte in uno dei suoi primi scritti, pensieri sulla morte e l'immortalità.
Inizialmente hegeliano, Feuerbach si staccò dell'helelismo. tale distacco è segnato dallo scritto "Critica della filosofia hegeliana".
nel 1841 pubblicò la sua opera fondamentale, l'essenza del crisianesimo, alla quale seguì nel 1845, L'essenza della religione, anch'essa opera di grande importanza.
IL ROVESCIAMENTO DEI RAPPORTI DI PREDICAZIONE
La filosofia di Feuerbach nasce dall'esigenza di cogliere l'uomo e la realtà nella loro concretezza.
Il presupposto di tale teoria è una critica radicale della maniera IDEALISTICO-RELIGIOSA di rapportarsi al mondo.
Trattasi di uno STRAVOLGIMENTO dei rapporti reali tra SOGGETTO e PREDICATO, concreto ed astratto.
L'equivoco di fondo dell'idealismo è quello di fare del concreto un predicato o un attributo dell'astratto, anziché dell'astratto un predicato o un attributo del concreto "IL PENSIERO DERIVA DALL'ESSERE MA NON L'ESSERE DAL PENSIERO".
L' idealismo offre una visione rovesciata delle cose. Da ciò il programma feuerbachiano di un'inversione radicale dei rapporti tra soggetto e predicato instaurati dalla religione e dall'idealismo.
LA CRITIA ALLA RELIGIONE
Dio come proiezione dell'uomo.
Feuerbach afferma che non è DIO (l'astratto) ad aver creato l'uomo(il concreto), ma l'uomo ad aver creato Dio.
Dio è proiezione illusoria o l'oggettivazione fantastica di qualità umane, in particolare di quelle "PERFEZIONI" caratteristiche della nostra specie che sono la ragione, la volontà e il cuore.
Il divino quindi è nient'altro che l'umano in generale, proiettato in un mitico aldilà e adorato come tale.
Il mistero della teologia è quindi l'antropologia.
<<La religione - scrive Feuerbach in L'essenza del cristianesimo - è l'insieme dei rapporti dell'uomo con se stesso, o meglio con il proprio essere, riguardato però come un altro essere[...].
Tutte le qualificazioni dell'essere divino sono perchiò qualificazioni dell'essere umano[...]. Tu credi che l'amore sia un attributo di Dio perchè tu stesso ami, crediche Dio sia un essere sapiente e buono perchè consideri bontà e intelligenza le migliori tue qualità>>.
Feuerbach tende a porre l'origine dell'idea di Dio nel fatto che l'uomo ha coscienza di se stesso non solo come individuo, ma anche come specie.
Poiché come individuo si sente debole e limitato, si sente invece infinito e onnipotente come specie. Da ciò, la figura di Dio, il quale, come si è appena visto, è nient'altro che una personificazione immaginaria delle qualità della specie: "La religione è la coscienza dell'infinito; essa dunque è, e non può essere altro, che la coscienza che l'uomo ha, non della limitazione,ma dell'infinità del proprio essere"
(L'essenza del cristianesimo)
Feuerbach ha visto la genesi primordiale dell'idea di Dio nel sentimento di dipendenza ce l'uomo prova di fronte alla natura. secondo questi, tale sentimento ha spinto l'uomo ad adorare quelle cose senza le quali egli non potrebbe esistere: la luce, l'aria, l'acqua e la terra.
Dunque, come sostiene Feuerbach, "il segreto della teologia è l'antropologia", quindi se l'uomo è l'unica essenza esistente, l'altropologia è la chiave per spiegare il mondo. Se la teologia studia l'essere diverso dall'uomo in quanto Dio, l'essere eterno che sempre è esistito e ha generato ogni cosa, ora si tratta di capire, secondo Feuerbach, che le affermazioni della teologia e della religione sono fasulle, in quanto Dio è solamente la proiezione delle qualità presenti nella mente degli uomini.
In particolare ciò che attribuiamo a Dio, la sua eternità, la sua infinità, la sua perfezione, non sono altro che l'eternità, l'infinità e la perfezione che trovano dimora nella mente degli uomini sottoforma di sentimenti. Le qualità che rendono Dio qualcosa di diverso dagli uomini, in quanto sostanza perfettissima e immortale, in realtà sono lo specchio dei sentimenti di immortalità e di perfezione frutto della fantasia e della sensibilità proprie della mente umana.
Dio non è quindi più il creatore degli uomini, in quanto egli è un prodotto umano, il prodotto della coscienza degli uomini.
Dio quindi non esiste come entità a sé ma come sentimento presente nell'uomo, l'uomo produce Dio.
LA CRITICA A HEGEL
Ora,
Feuerbach avverte che nel contrasto tra pensiero ed essere Hegel
afferma la priorità del pensiero, o, quantomeno, pone il pensiero
alla pari dell'essere, mentre, per Feuerbach, il pensiero può solo
derivare dall'essere, e non viceversa (se nulla fosse, non potrebbe
esistere nemmeno il pensiero). Dunque
l'essere è il soggetto
(l'esistenza dell'uomo che pensa), il
pensiero è il predicato
(il pensiero esiste solo come prodotto dell'essere, ovvero grazie
all'esistenza dell'uomo che pensa).
La
critica che Feuerbach muove ad Hegel è quella di avere invertito la
verità dell'essere: Hegel,
con l'idealismo, afferma
che il pensiero è essere, ovvero il pensiero è il soggetto, e
l'essere il predicato. Questo significa che nel superamento della
filosofia kantiana che vuole l'essere inconoscibile come cosa in sé,
l'idealismo hegeliano afferma che il pensiero non ha limiti, in
quanto nemmeno la cosa in sé resiste al fatto di essere pensata: il
pensiero diventa quindi il soggetto entro il quale l'essere si
manifesta interamente.
"Il
vero rapporto tra pensiero ed essere non può essere che questo:
l'essere è il soggetto, il pensiero è il predicato. Il pensiero
dunque deriva dall'essere, ma non l'essere dal pensiero. L'essere è
da se stesso e per opera di se stesso, l'essere viene dato soltanto
per opera dell'essere, l'essere ha il suo fondamento in se stesso,
perché soltanto l'essere è senso, ragione, necessità, verità, in
breve è tutto in tutto. L'essere è, perché il non essere, cioè il
nulla, è assurdo."
(L. Feuerbach, Tesi provvisorie per una riforma della filosofia).
(L. Feuerbach, Tesi provvisorie per una riforma della filosofia).
Tale
critica muove dalla necessità di superare l'eccessiva astrattezza
dell'idealismo hegeliano, per cui l'uomo viene a trovarsi come il
predicato del pensiero. Per Feuerbach l'uomo è la prima e vera
essenza, il vero essere, ovvero è l'essere sensibile che produce il
pensiero inesteso.
Da questo deriva anche la critica al sistema hegeliano come sistema teologico: l'identificazione dello Spirito Assoluto con Dio, per cui lo Spirito è mosso da una forza divina interna al processo spirituale che non viene influenzata dalla sensibilità degli uomini (sensibilità intesa come capacità dei sensi umani di rapportarsi con il mondo), non può essere vera, poiché se è l'essere degli uomini che produce lo spirito, l'uomo produce anche l'idea di Dio (si veda il capitolo precedente).
Da questo deriva anche la critica al sistema hegeliano come sistema teologico: l'identificazione dello Spirito Assoluto con Dio, per cui lo Spirito è mosso da una forza divina interna al processo spirituale che non viene influenzata dalla sensibilità degli uomini (sensibilità intesa come capacità dei sensi umani di rapportarsi con il mondo), non può essere vera, poiché se è l'essere degli uomini che produce lo spirito, l'uomo produce anche l'idea di Dio (si veda il capitolo precedente).